L'Algeria è il maggior paese del Maghreb; dal confine alle falde dell'Assekrem impieghiamo tre giorni su strade di asfalto a volte tappezzato di buche
Ogni tanto qualche scorcio interessante interrompe la monotonia della strada. Pochi i paesi: El Oued, In Salah
Negli ampi spazi non c'è limite alle dimensioni dei mezzi operativi... ecco come si possono trasportare tre container per volta e farci sentire piccoli nei nostri veicoli
Un monumento e una recinzione che racchiude un'intera montagna; cartelli che avvertono di non sostare; qui i francesi effettuarono una serie di tredici esplosioni atomiche sotterranee, nei primi anni dopo l'indipendenza algerina (nov.61 - feb.66)
Finalmente abbandoniamo l'asfalto su cui abbiamo viaggiato per giorni, inizia il viaggio 'vero'. Utilizziamo road book e gps per districarci nel reticolo di piste poco leggibili
Il terreno è molto vario, dalla sabbia alla hammada: distesa di pietre bruciate dal sole, primi indizi della natura vulcanica del massiccio dell'Assekrem; impossibile uscire dalle tracce segnate, si inizia a salire
Nel paesaggio inospitale una piccola oasi con una guelta, una pozza d'acqua permanente attorno alla quale crescono alberi e arbusti. Un ottimo posto per la sosta pranzo
Cominciano a profilarsi i rilievi. Dovremo salire fino a 2800 metri, ma per arrivarci la strada è lunga, si dovrà salire e scendere più volte. Ci aspetta anche una ripida salita fino a un colle a duemila metri
Le rocce assumono forme fantastiche, spesso formate da colonne di basalto, come nella cosiddetta Cattedrale
Hoggar, alba in un pianoro alla base dell'Assékrem
Il mitico paesaggio dell'Hoggar all'alba, sognato tante volte sulle foto dei viaggiatori. Peccato essere saliti col sole ormai alto...
Ancora il panorama dell'Hoggar, dall'Assékrem
Siamo all'Eremo di padre De Foucault, soldato poi antropologo - missionario, studioso delle lingue tuareg, un mito dei viaggiatori sahariani
L'Eremo è estremamente modesto. Nonostante la sua grande lontananza da ogni luogo abitato è però molto visitato
Un'occhiata attorno con l'aiuto della tavola d'orientamento, molto francese
Un'ultima occhiata ai luoghi prima di abbandonare l'Assékrem
Ed eccoci a Tamanrasset, la mitica Tam, l'ombelico del Sahara. Quella che una volta era uno sperduto villaggio tuareg ora è tutta in cemento
'Amo la natura e la proteggo'. Davanti ad una discarica. Mah... però in tutto il sahara ora la plastica sulla sabbia indica l'approssimarsi di un centro abitato.
La 'zona industriale' ha il tipico aspetto sud-sahariano
Abbandoniamo Tam contenti di averla visitata, ma senza troppi rimpianti
Procediamo verso sud, poi verso est
I dromedari ci ricordano che sono loro i veri mezzi per muoversi su questi terreni.
Eh no... sono frutti velenosi che si incontrano spesso, e che sono stati fatali ai disperati che hanno cercato di dissetarsi.
Vegetazione sul fondo di un oued prosciugato, sabbia rocce e bei graffiti: uno dei più bei siti del percorso. Ottimo posto per un campo.
Il paesaggio è vario e obbliga a volte a percorsi tecnici. Nulla di che, ma ci si diverte.
Incontriamo grotte con graffiti, meritano di fermarsi e goderne la frescura.
Un'altra grotta, incredibilmente scavata da chissà quale fiume preistorico ormai scomparso, come altri nel deserto.
Un pozzo, indispensabile punto di sosta per le carovane.
La via dei Contrabbandieri è una serie di piste che portano, attraverso l'erg di Admer, verso Djanet e la strada per il Niger.
Polvere, inevitabile nella marcia su terreni pianeggianti come questi.
Ed eccolo l'erg. Non è grande come altri che abbiamo superato altrove. Non essendo un difficile ostacolo sarà un piacere metterci alla prova.
Sul terreno caldo e pianeggiante si formano spesso i miraggi, incredibilmente simili a specchi d'acqua. C'è chi dice che non si possono fotografare: come si vede non è vero!
Vicino a Djanet, una roccia incredibile a forma di elefante.
A sud di Djanet un famosissimo graffito raffigurante un bovino piangente, ricordo di quando migliaia di anni fa questi luoghi erano fertili ed abitati.
Finalmente nella città punto di partenza per esplorare il Tassili N'Ajjer
Foto di gruppo dei 'discoli'
Il Tassili o Tassili N'Ajjer, al confine tra Algeria e Libia, è lo stesso gruppo montuoso chiamato Akakus in Libia ed ha un paesaggio simile, rocce e sabbia.
Dato che ho scoperto la bellezza dell'Akakus nel mio primo viaggio sahariano, anche il Tassili per me è la quintessenza di questi paesaggi.
Fantastico, guidare senza seguire tracce ma solo la vaga posizione sul gps.
Un arco di roccia, uno dei tanti.
Bellissimo fare campi in posti simili, senza altri vicini che i propri compagni di viaggio, ciascuno nel proprio piccolo isolamento.
Ci incamminiamo sulla via vel ritorno, direzione nord. In una valle in mezzo alle montagne una riserva d'acqua e una comunità che ne dipende.
Ancora immagini dell'acqua a Iherir.
Sulla noiosa via del ritorno incontriamo l'ultimo erg, splendido, dai colori incredibili.
Ci riempiamo gli occhi di queste immagini, non sapendo se mai potremo tornare in questi luoghi.
Un colorato tramonto ci saluta alla partenza dal porto di Tunisi. Arrivederci, Africa!